Disturbo ossessivo a Cagliari
Dr. Pierfrancesco Pisano • Pscicologo e Psicoterapeuta • Cagliari
In questo tipo di disturbo, spesso ci si ritrova a pensare, in contesti improbabili e inopportuni, e senza volerlo, a parole offensive e blasfeme oppure a immagini e a fantasie fastidiose.
Ci si vorrebbe concentrare su tutt’altri pensieri e su tutt’altre fantasie, ma non si riesce. Questi pensieri sono sperimentati come molto disturbanti, appunto come dei pensieri che assumono la forma di intrusi nella la propria mente. Ci si sforza allora di respingerli, nel tentativo di porre termine a essi.
Si compiono allora delle azioni a volte simili a dei rituali, sperando che tali pensieri ossessivi svaniscano.
Per esempio c’è chi si fa il segno della croce tante volte, oppure chi si lava le mani dopo avere pensato qualcosa di disturbante. Tali rituali, in ogni caso, rassicurano perché riducono il timore che le fantasie e i pensieri possano attuarsi e perciò danno un momentaneo senso di sollievo alla persona che li attua.
Tuttavia, i pensieri ritornano nonostante gli sforzi attivi per scacciarli.
Quando una persona viene a capo di un disturbo ossessivo, è perché riesce a mettere in atto una reazione coraggiosa: quella di affrontare le proprie emozioni, le paure e la paura dei pensieri disturbanti senza mettere in atto il rituale, per occuparsi di ciò che le interessa davvero. La persona inizia a prendere confidenza con il fatto che la mente di ciascuno di noi è simile a un cavallo selvaggio: se lo si obbliga a stare chiuso in un piccolo recinto o lo si vuole cavalcare da subito, questo si ribella e va dove vuole lui.
La nostra mente è fatta per sperimentarsi e pensare qualunque cosa. Quando ci si rende conto di ciò – durante un percorso di psicoterapia – si inizia a prendere dimestichezza con un’azione più importante dei rituali: quella di poter scegliere di non averne paura.
Le persone che si sono rivolte a me per un disturbo ossessivo, alla fine della terapia mi hanno detto di avere imparato a osservare il corso dei propri pensieri, dei propri sentimenti, delle proprie sensazioni, e soprattutto a essere consapevoli dell’importanza e del significato che i pensieri vogliono comunicare realmente, senza sentirsi in dovere di scacciarli subito.
Quando si capisce che il pensiero inopportuno è “un atto creativo mancato”, che segnala null’altro che un senso di insoddisfazione dilagante, via via si riesce a portare la propria attenzione e il proprio interesse su pensieri e atteggiamenti produttivi, che la persona può realizzare e intensificare senza il bisogno di voler mettere in atto dei rituali.